Le lotte del Cormôr

Un garbato sciopero alla rovescia

Radiodocumentario in cinque puntate di Renato Rinaldi

Le lotte del Cormôr

Un garbato sciopero alla rovescia

Radiodocumentario in cinque puntate di Renato Rinaldi

La storia delle lotte del Cormôr

Singolare esempio di protesta popolare nonviolenta, quelle del Cormôr furono lotte per bisogni umani fondamentali – il pane, il lavoro, il territorio, la dignità ma, pur precedendole di qualche anno, restano purtroppo sconosciute rispetto alle ben più celebri lotte contadine guidate da Danilo Dolci in Sicilia.

La ricostruzione radiofonica degli avvenimenti e delle motivazioni dello sciopero a rovescio messo in atto dai disoccupati friulani nell’estate del 1950, si è resa possibile attraverso il recupero e l’uso e di fonti orali di repertorio, nello specifico attraverso la digitalizzazione e il restauro dell’archivio di interviste condotte da Paolo Gaspari negli anni 1978-1980 per la realizzazione del libro Le lotte del Cormôr e quelle condotte da Adriano Venturini e Lorenzo Fabbro nel 2009 quando gli ultimi protagonisti di quella stagione erano ancora in vita.

Nel dopoguerra la situazione della Bassa Friulana era davvero critica, mancavano gli acquedotti, gli impianti fognari e migliaia erano gli edifici da ricostruire; inoltre nella zona occidentale molte erano le aree paludose da bonificare, migliaia i campi inutilizzabili, epidemie e povertà dilaganti. Sotto la spinta del Piano del Lavoro della CGIL, nella primavera del 1950 si impostò il Piano del Lavoro per il Friuli, che prevedeva una serie di interventi di bonifica e di sistemazione idraulica, in particolare la canalizzazione del Cormôr. Un torrente che interrompendo il proprio in pianura, nella stagione delle piogge, trasformava oltre 10.000 ettari di terreno in un enorme acquitrino. Se il progetto fosse stato portato a termine così come ideato inizialmente, l’opera si sarebbe completata in 700.000 giornate lavorative (circa due anni di lavoro per 1.400 disoccupati), con conseguente bonifica di 11 mila ettari di terreno.

Il completo disinteresse delle autorità alla realizzazione dell’opera portò la popolazione ad agire: lo sciopero alla rovescia iniziò all’alba del 19 maggio 1950. Braccianti e disoccupati, organizzati in squadre e muniti di badili e carriole, iniziarono così i lavori di scavo del canale. Il 25 maggio le forze di polizia diedero inizio alla repressione violenta della protesta con posti di blocco, inseguimenti, cariche contro i dimostranti e rastrellamenti fino ad attaccare con manganelli e lacrimogeni le centinaia di donne che manifestavano solidarietà agli scioperanti.

Dopo molti giorni di lotta nonviolenta, De Gasperi annunciò uno stanziamento di fondi per la canalizzazione del Cormôr (circa 100 milioni di lire) e alla fine di luglio si decise di assumere i primi mille operai ma già dopo qualche settimana i lavori vennero sospesi e gran parte degli operai appena assunti licenziati per mancanza di stanziamenti da parte del Governo: il 5 agosto persero il lavoro 800 uomini. In seguito il canale venne completato con l’utilizzo di ruspe ed escavatori (e non, come chiedevano i manifestanti, con la sola manodopera per garantire più posti di lavoro possibili) e venne inaugurato il 20 settembre 1955, quando la maggior parte dei braccianti che avevano preso parte a questa lotta aveva intrapreso in modo massiccio la strada dell’emigrazione.

lottedelcormor.eu

Ascolta l’intervista di Andrea Collavino con Aida Talliente e Renato Rinaldi

Cormôr in lotta

Un testo di: Andrea Collavino

Una scrittura che si è avvalsa della trascrizione delle interviste, delle foto e delle mappe dell’epoca per costruire la narrazione del cambiamento della società e la sua correlazione con la modificazione del paesaggio.
Il testo sarà la base per uno spettacolo che verrà messo presto in scena.

Cormôr in lotta è un testo epico che nasce dalla dicotomia tra lo scorrere impassibile di un fiume, con la sua lentezza e i suoi tranquilli processi di cambiamento, e la necessità dell’uomo di sfruttare le risorse naturali per poter migliorare le proprie condizioni di vita, pensando a sé e alle future generazioni. I fatti narrati si riferiscono alle cosiddette lotte del Cormôr, che interessarono la zona di Muzzana del Turgnano, Castions e San Giorgio di Nogaro, e sfociarono in una violenta repressione da parte delle forze dell’ordine nel maggio del 1950. Si parla di uno sciopero al contrario, in quanto i manifestanti, stanchi delle promesse non mantenute di dare inizio ai lavori di regimentazione del torrente Cormôr, decisero di iniziare deliberatamente lo scavo del canale progettato. Queste manifestazioni si inseriscono in un quadro generale che interessò l’Italia post bellica e vide la contrapposizione tra i contadini, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro, e il governo di allora, attento maggiormente alla stabilità economica e alla crescita delle imprese del paese.

Il fiume diviene nel testo uno spettatore e nel contempo uno degli attori principali della vicenda.
Vi compaiono dei cori che parlano per bocca dei loro corifei, da un lato i poliziotti chiamati a bloccare sul nascere le manifestazioni e dall’altro i braccianti e contadini, donne e uomini che lottano per un ideale di giustizia sociale e per sfuggire alla fame. Ma le voci, che si intrecciano nell’incedere della storia, sono quelle delle persone che a diverso titolo furono coinvolte, da De Gasperi, allora capo del governo, al commissario Gallo, incaricato di dirigere le operazioni nella repressione, da Franco Graziutti, ex partigiano e dirigente sindacale a fianco dei dimostranti a Maria Bianchi, detta Blancjute ex staffetta partigiana, emblema del sostegno concreto e fondamentale dato dalle donne alla lotta. Vi sono poi i cori delle ruspe, in attesa di entrare in azione una volta che la situazione si fosse calmata e che l’ordine generale venisse ricostituito, e le carriole, simbolo di quel lavoro manuale che contraddistingue il bracciante agricolo e fondando la sua dignità di uomo e cittadino.

Il cuore della vicenda è rappresentato dalla battaglia che si svolse sull’alveo del torrente il 25 maggio del 1950, con il ferimento di diversi manifestanti presi a manganellate dai poliziotti e portò poi all’interessamento diretto del governo De Gasperi, che si impegnò a dare seguito alle richieste dei manifestanti, anche se solo in parte.
Nella parte finale il testo fa un bilancio della storia, alla luce degli avvenimenti successivi e dei cambiamenti socio economici avvenuti negli anni, che hanno portato a un modello di società assai diverso da quello propugnato allora dai braccianti.
L’ultima a parlare è Blancjute con un tentativo di raccontare e far capire ciò che si è totalmente dimenticato, cioè il movente principale che sta alla base di quelle lotte ossia la fame.
Il fiume è ancora lì, cambiato nel suo corso dai lavori di regimentazione, ma non nel suo scorrere ineluttabile e presente come il tempo, come gli dei nei miti dell’antichità, a rappresentare qualcosa di più grande dell’uomo.
Alla fine non ci sono vinti e vincitori, poiché come nella tragedia greca, gli uomini e le donne risultano essere “in balia” del destino e la loro lotta e ciò che ci commuove a pietà.

Ascolta i podcast della trasmissione sulle lotte del Cormôr: Rai Radio3 all’interno di “Tre Soldi”

Con le voci di: Pierluigi Di Piazza, Lorenzo Fabbro, Paolo Gaspari, Giampaolo Gri, Laura Nadalutti, Felice Tollon.

Voci dagli archivi Gaspari e Venturini: Achille Bertuzzi, Mario Bigaran, Angela Bragagnolo, Bruno Brotto, Raffaele Buzzolo,  Bruno Ceccarello, Guerrino Cecotti, Fiorello Collavini, Bruno Cudini, Isidoro Franco, Loris Fortuna, Fanny Galasso,  Adriano Gastone, Desiderio Gigante, Ernesto Gigante, Luigi Malagnini, Mario Mian, Egidio Nardini, Ernesto Tartaro,  Felice Tollon, Maria Zanini Panigai, Giuseppe Zigaina.

  • 1 - Questione di metodo

    La ricerca fatta da Paolo Gaspari nel 1979 per la ricostruzione della vicenda delle Lotte del Cormôr è stato uno dei primi esempi di storiografia condotta quasi esclusivamente su fonti orali.

  • 2. Bassa Friulana

    Anche se da il nome alle Lotte il Cormôr è solo un fiume il vero protagonista è il territorio della Bassa Friulana con la sua gente, che nel 1950 era letteralmente ridotta alla fame.

  • 3. Alla Rovescia

    Lavoro volontario senza salario. Il 19 maggio del 1950 i braccianti e i disoccupati della bassa friulana hanno iniziato volontariamente, come forma di protesta, i lavori di bonifica del torrente Cormôr.

  • 4. Repressione

    Dopo pochi giorni dall’inizio della lotta interviene la polizia, e non c’è proporzione tra i modi della protesta e la durezza della repressione. 

  • 5. Esodo

    Alla fine di giugno per sedare la protesta viene stanziato un primo finanziamento dell’opera che permette l’assunzione di 1300 operai. Ma dopo poche settimane cominciano i licenziamenti lasciando ai braccianti una sola alternativa: l’emigrazione.

Associazione Culturale Artetica

ANPI Premoli

Regione autonoma Friuli Venezia Giulia

Progetto realizzato in collaborazione con:  Artetica – Sezione ANPI “Premoli” – Teatro della Sete – SISLav – AISO – Regione Fvg  – ANPI Udine – AUSER Udine e Turgnano – CGIL Udine – Ist. Friulano Storia Movimento Liberazione – DIUM e CIRF Università di Udine – Comuni di Palazzolo dello Stella, Muzzana del Turgnano, Carlino, Precenicco, Ronchis, Castions di Strada, San Giorgio di Nogaro, Cervignano del Friuli e Torviscosa – Prima Cassa FVG – Radio Onde Furlane

Un ringraziamento speciale a Guido Carrara, Alessandra Kersevan e Giancarlo Velliscig per le musiche e Paolo Gaspari e Adriano Venturini per il materiale d’archivio

Progetto realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia Con Decreto 2441/CULT del 03/08/2020, è stato concesso in data 03/08/2020 all’Associazione Culturale Teatro della Sete, P.IVA 02194050304, il contributo di €20.000,00 per la realizzazione dell’attività progettuale “Lotte del Cormor”, con riferimento alla domanda di contributo presentata a valere sul “Bando Avviso pubblico per la valorizzazione del patrimonio storico ed etnografico del FVG”.